sabato 14 giugno 2014

APPROFONDIMENTO STORICO ~ IL MITO DI PERSEFONE E ADE

Persefone e Ade (Into History)

- Approfondimento a cura di -

In un tempo in cui la scienza non era in grado di spiegare tutti i fenomeni, si cercava spesso la risposta nel volere degli Dei. Parliamo di miti e leggende che si sono tramandate per secoli e secoli fino ad arrivare ai giorni nostri. Nell’antica Grecia erano gli Aédi a cantare l’epica durante le feste religiose, le celebrazioni o occasioni conviviali. Talvolta essendo poeti aggiungevano versi propri. Quindi provate a immaginare quante versioni esistono prima di arrivare a quella originale. Gli storici da sempre ci provano, ma non essendoci prove scritte si basano su altri reperti.
Tornando al nostro mito partiamo col dire che esso veniva utilizzato per spiegare l’alternarsi delle stagioni, in modo particolare il clima siciliano dove l’autunno sembra non aver mai trovato spazio.
Per gli antichi questo clima era stato determinato dal rapimento della Dea Persefone (in latino Proserpina), figlia della Dea Demetra (in latino Cerere) e Zeus( in latino Giove). Infatti, la giovane Dea si trovava vicino alle rive del lago di Pergusa (Enna) insieme ad altre fanciulle, che si divertivano a raccogliere dei fiori. Proprio in quel momento, come racconta il poeta romano Claudiano:
« Hades (in latino Plutone), dio degli inferi, stanco delle tenebre del suo regno, decise un giorno di affiorare alla luce e vedere un po' di questo mondo....Dopo un lungo e faticoso cammino emerse infine su una pianura bellissima, posta a mezza costa del monte Enna. Era Pergusa, dal lago ceruleo, alimentato da ruscelli armoniosi e illeggiadriti da fiori di tante varietà che mischiando i profumi creavano soavi odori e così intensi da inebriare... Ad un tratto, volgendo lo sguardo, scorse in un prato un gruppo di fanciulle che coglievano fiori con movenze leggere, fiori tra i fiori »
(Claudiano)
Quando la terra si aprì con forti scosse e boati, ne fuoriuscì un carro d’oro trainato da quattro cavalli neri. Le fanciulle spaventate iniziarono a urlare e scappare, ma il Dio aveva già individuato la sua preda, che con solo due falcate la raggiunse e l’afferrò mettendola sul carro. Ciane una fanciulla amica della Dea, nel tentativo di salvarla fu trasformata dalla ira di Hades, in una sorgente tra i papiri.
« [Hades] si precipitò verso di lei [Persefone], che, scortolo, così nero e gigantesco, con quegli occhi di fuoco e le mani protese ad artigliarla, fu colta dal terrore e fuggì leggera assieme alle compagne... Il dio dell'Ade, in due falcate le fu addosso e l'abbracciò voracemente e via col dolce peso; la pose sul cocchio, invano ostacolato da una giovinetta, Ciane, compagna di Proserpina, che tentò di fermare i cavalli, ché il dio infuriato la trasformò in fonte. Ancora oggi Ciane, con i suoi papiri, porta le sue limpide acque a Siracusa »
(Claudiano)
Nessuno udì le urla disperate della giovane Dea, e Demetra in preda all’angoscia iniziò a cercarla ovunque invano. Col calare della notte si rivolse alla Dea Ecate, colei in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini e quello degli inferi, aveva sentito le urla di Persefone, ma tacque e consigliò a Demetra di rivolgersi al Sole, di cui al suo sguardo non può sfuggire nulla. Arrivata al palazzo del Sole, apprende la notizia che proprio suo padre Zeus, aveva permesso a Hades di rapire Persefone e farla sua sposa.
L’ira di Demetra fu incontenibile, provocando una grande siccità in tutta l’isola ( Sicilia), e dopo la carestia, facendo morire uomini e bestie.
Zeus non poteva permettere la distruzione del genere umano, così mandò il Hermes (in latino Mercurio), messaggero degli Dei, da Hades per comunicargli la volontà di restituire Persefone a sua madre.
Il Dio dell’oltretomba, nel frattempo aveva sposato la giovane Dea, di cui era veramente innamorato, e apprendendo la notizia, obbedisce a Zeus, ma prima di lasciare la sua sposa, le fa mangiare alcuni chicchi di melograno. Con questo gesto ho vincolato Persefone a tornare da lui. Infatti, mangiare il melograno era il simbolo del matrimonio, e la legge del Destino prevedeva che, chi lo avesse mangiato a casa del marito, ne avrebbe fatto ritorno.
« Dopo nove giorni e nove notti insonni di dolore, decise di rivolgersi a Giove per impetrarlo di farle riavere
Allora Cerere, folle di dolore, decise di provocare una grande siccità in tutta l'isola. E dopo la siccità venne la carestia e gli uomini e le bestie morivano in grande quantità. Non valevano invocazioni e scongiuri alla dea,
Giove inviò Mercurio da Plutone per imporgli di restituire Proserpina alla madre. A Plutone non restò che obbedire. Però, prima di farla partire, fece mangiare alla sua amata dei chicchi di melograno »
la figlia; ma Giove nicchiava (come poteva tradire suo fratello Plutone?).
che era irremovibile.
(Claudiano)
Così Persefone fece ritorno dalla madre, che per la felicità ricoprì i campi di fiori e frutti.
Zeus si trovava in una brutta situazione, e per conciliare il dovere coniugale di Persefone nei confronti di Hades, e l’amore materno, stabilì che la giovane Dea avrebbe vissuto tre terzi dell’anno sulla terra e un terzo nell’Ade.

Il mito di Persefone racchiude il simbolo del seme: che deve scendere ogni anno nel regno sotterraneo non è che la figura del chicco di grano, che deve essere seppellito sotto terra dove rimane appunto un terzo dell'anno, fino a primavera. Inoltre l'ira di Demetra si fa risalire all'alternanza delle stagioni: quando Persefone ritorna da sua madre, alla luce del sole il grano germoglia, ma come il seme deve tornare d'inverno al buio della terra.
Spero che questo approfondimento vi sia piaciuto! Sono graditi commenti, dato che soprattutto su miti e
leggende esistono diverse versioni, quindi sarebbe bello confrontarsi per condividere le nostre conoscenze.
Alla prossima.

Enjoy!

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